L’insabbiamento del porto di Tremestieri e gli stupìti

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Il maltempo ha riportato i tir in città. Ma le calamità naturali non bastano a giustificare una situazione che da anni si trascina con risvolti politici, economici e di gestione del potere che va oltre il “semplice” traghettamento.  Un’idea i messinesi l’hanno avuta anche recentemente, attraverso un’inchiesta che ha messo nero su bianco quote societarie e interessi all’ombra del porto di Tremestieri, pubblicata da Repubblica Palermo.

Un porto nato male, una tela di Penelope che ha consentito ai monopolisti della rada San Francesco, di proseguire il viavai di mezzi pesanti a dispetto di annunciate “tolleranze zero” e con la complicità della politica vecchia e nuova, cosciente o incosciente.

Oggi, che qualcuno sembra essere stupìto (come direbbe il buon Ollio), è giusto ripercorrere una lunga storia, fatta di scelte e opzioni che, a dispetto di una supposta nuova classe dirigente, ha permesso che tutto rimanesse uguale nonostante lo scorso 23 agosto 2014 fosse stato annunciato in grande pompa che i tir non avrebbero più solcato le strade cittadine.

Senza dimenticare che non ha avuto alcun tipo di riscontro la proposta formulata dal Comitato La Nostra Città all’Amministrazione Accorinti di gestione  del porto di Tremestieri  per incassare direttamente il ticket relativo al passaggio dei tir e verificare direttamente la funzionalità dell’approdo.

E siccome giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda. [Horacio Verbitsky], proviamo a ricordare alcuni passaggi fondamentali, a partire da quel  2002 quando l’allora attivista Accorinti aveva caldeggiato quel progetto, nonostante la messa in guardia di tecnici e dello stesso Comitato guidato da Saro Visicaro sull’orientamento sbagliato della diga di protezione. Quella strategia di comunicazione messa in atto allora, nonostante le supposte buone intenzioni, servì soprattutto a smontare la faticosa battaglia mediatica del manipolo anti tir: ai traghettatori, evidentemente, il porto di Tremestieri andava benissimo, ancor più se a promuoverlo era un attivista, ambientalista, così “fuori dal sistema” che avrebbe consentito un perfetto gioco delle parti di pirandelliana memoria.

Così sono trascorsi anni di battaglie e morti sulla strada. Lunghi anni che hanno portato i messinesi a svegliarsi tanto da accreditare con il loro voto la guida di una città ad esponenti dei movimenti. Salvo trovarsi poi con una giunta accademica e l’isolamento politico di uomini come Visicaro che sulla questione tir e traghettamento avrebbe potuto dare molto, moltissimo, alla cittadinanza. E che invece si ritrova a parlare quasi da oppositore, anche se le sue proposte sono condivisibili. Non ultima quella di creare un ufficio speciale per il nuovo scalo con a capo l’ex ingegnere capo del Genio Civile Gaetano Sciacca.

Cosa impedisce a questa amministrazione, “beffata” dal maltempo poche ore dopo l’annuncio dell’assessore Cacciola della drastica diminuzione di tir in città grazie all’accordo con autotrasportatori e compagnie di navigazione, di fare scelte coraggiose e avvalersi del contributo di persone preparate su un tema così caldo?

Noi non lo comprendiamo, e non diciamo nulla di nuovo ai nostri lettori. Perchè in tempi non sospetti avevamo immaginato un sodalizio diverso.

Così come ci sfugge il silenzio della magistratura e della politica dopo la denuncia del “solito” Comitato La nostra Città che, dopo aver consegnato alla procura un esposto a marzo del 2014,  l’11 agosto aveva monitorato i “giochini di sabbia” documentando come la ditta incaricata del dragaggio scaricava la rena ad una distanza di circa 400 metri dalle invasature.

Augurandoci che anche l’informazione faccia la propria parte, magari togliendo sabbia dagli occhi di chi è variamente accecato, tiriamo fuori anche un progetto rimasto sepolto dal tempo e dalla mancanza di memoria storica di cui anche noi siamo purtroppo vittime. A venire in nostro aiuto il solito rompicoglioni: Saro Visicaro (lui non si offende, è un aggettivo che affonda le proprie solidità culturali nella politica radicale). Si tratta di un progetto che negli anni ’70 il Comune di Messina commissionò agli architetti Orlando,Carrozza e Cutrufelli. I politici lo boicottarono nascondendolo anche alla memoria. “Si può benissimo vedere come la diga di protezione sia “allineata” con la costa – scrive Visicaro – Esattamente il contrario di quello che hanno fatto a Tremestieri”.

Siete stupìti? (@palmira.mancuso)

 

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