Il manto erboso del “Celeste” potrebbe diventare terra battuta, Interdonato e Barresi attaccano l’amministrazione e pungono l’Acr

Ieri teatro dei più grandi successi del calcio messinese, olimpo dei ricordi di tempi che furono, sportivamente parlando, decisamente migliori; oggi un rudere che resta in piedi solo per miracolo e che muore, giorno dopo giorno, sempre di più. E’ la triste sorte che tocca allo storico stadio “Giovanni Celeste”, un impianto passato da essere la casa del Messina e dei messinesi alla catapecchia di nessuno. Pietose le condizioni in cui versa una struttura nel complesso fatiscente e per questo inagibile: i locali interni, dalla stanza del massaggiatore “Currò”, in cui si tengono le interviste settimanali a calciatori e staff tecnico, passando per il tunnel che collega gli spogliatoi al terreno di gioco, sono preda di umidità e degrado, soggette ad un preoccupante allagamento immediato ogni qualvolta piova; il terreno di gioco, che di verde non ha più neanche il colore della speranza, è ormai fango indurito laddove l’erba non cresce più.

428_001In una nota stampa i consiglieri Barresi e Interdonato ne hanno per tutti: accuse in primis rivolte all’amministrazione comunale, rea di aver favorito lo sfruttamento dell’impianto in questione, ma anche del San Filippo, alla società Acr Messina senza un preciso contratto di regolamentazione nella gestione e nell’utilizzo, svincolando dunque quest’ultima da particolari obblighi di manutenzione e basando il tutto su una concessione data sulla “parola” e arrivata in seguito ad un’estate, quella del 2014, piuttosto turbolenta sul fronte dei difficili rapporti fra Comune e Acr Messina. Contratto redatto poi, in fretta e furia, solo a fine trimestre del corrente anno con la delibera 152 del 17 marzo: un provvedimento tardivo se considerato che gran parte della stagione sportiva, iniziata a settembre, ha già fatto il suo corso a discapito dell’impianto e in favore dei dirigenti giallorossi, definiti dai consiglieri “scaltri nell’approfittare della dabbenaggine amministrativa della Giunta Accorinti”.

Proprio la delibera è finita sotto la lente di ingrandimento di Barresi e Interdonato che hanno palesato alcune forti incongruenze nel documento: a partire dal periodo di gestione non regolamentata, precedente alla delibera e da considerarsi quindi nei mesi che vanno da settembre 2014 a febbraio 2015, tassato secondo le tariffe comunali, passando poi alla quantificazione delle spese di manutenzione elaborata dal Dipartimento Comunale competente, relativa a interventi edilizi minimi e su impianti idrici, di scarico e di illuminazione, di sicurezza funzionale sull’impianto antincendio ed infine gli interventi sull’area di gioco, lavori di manutenzione complessivi che ammontano a 19.000 euro da qui a settembre (termine di scadenza della concessione secondo delibera) secondo la relazione tecnica, nella quale però si evidenzia al contempo che in realtà le tragiche condizioni del manto erboso, arrivato ormai evidentemente ad un punto di non ritorno, imporrebbero un esborso di gran lunga superiore, suggerendo in tal modo una soluzione molto più economica: quella del passaggio dal manto erboso alla terra battuta, che nel totale costerebbe 9.000 euro.

Una soluzione questa che fa male al cuore ma che, sempre secondo i consiglieri, potrebbe portare ad un nuovo punto di inizio, già auspicato in precedenza: consentire a più squadre di calcio cittadine, impegnate in campionati minori, la fruizione del campo sportivo attraverso il conferimento in gestione dell’impianto con validità pluriennale che permetterebbe , tramite un conferimento in gestione per un periodo minimo di dieci anni, di “programmare in un prossimo futuro la riconversione del terreno da gioco con la apposizione di un manto in sintetico, così come avvenuto in numerosi impianti comunali della nostra provincia (vedi Brolo, Piraino, Rocca di Caprileone, Taormina, ecc)”.

@RobertoFazio

 

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