“Fratellina” della compagnia Scimone Sframeli: tra realtà, apparenza e bisogno dell’altro

Un privilegio assistere al Teatro Vittorio Emanuele allo spettacolo teatrale “Fratellina” scritto e interpretato dai celebri drammaturghi messinesi Spiro Scimone e Francesco Sframeli. Questa rappresentazione, debuttata un anno fa e ora replicata in tre serate consecutive, ha toccato corde profonde e svelato la maestria di Scimone e Sframeli nel creare un’esperienza teatrale coinvolgente e filosofica.
Il palcoscenico, animato da due letti a castello verdi, simboleggia una dimensione confinata, dove quattro personaggi, Nic (Spiro Scimone), Nac (Francesco Sframeli), Fratellino (Gianluca Cesale), e Sorellina (Giulia Weber), vivono con il peso di traumi e sogni interrotti.

La scena, creata con semplicità da Lino Fiorito, evoca sia la dimensione di un lager che quella di un condominio, trasmettendo la sensazione di isolamento e costrizione.
Il dialogo tra i personaggi, caratterizzato da aforismi teatrali incisivi e secchi, si sviluppa come un intricato gioco di ping-pong, rivelando temi profondi come l’apparenza e la realtà, la distanza e la vicinanza, la separazione e il bisogno di prossimità. Le parole, lanciate come palle da tennis tra i protagonisti, creano una trama in continua evoluzione, aprendo scenari sfuggenti e riflessioni sulla condizione umana.

La luce di Gianni Staropoli svolge un ruolo fondamentale nel visualizzare la realtà dei personaggi, mostrandoli in un diffuso chiarore che non lascia zone oscure, ma con punti di ombra in agguato. La metafora del sole di cartapesta e della falce di luna sbilenca rafforza il tema della ricerca di una realtà diversa, da drizzare come la luna stessa.

Le performance dei quattro attori sono straordinarie, con un gioco serrato e perfetto nei tempi, arricchito da risposte svagate ma brucianti. La rappresentazione, nonostante la sua apparenza dimessa si muove nelle atmosfere di Beckett e Kafka, rivelando una profondità inesplorata.
“Fratellina”, insomma, è l’ennesima prova della capacità della compagnia Scimone e Sframeli di creare uno spettacolo coinvolgente e filosofico. Le tematiche di isolamento, la ricerca di una realtà diversa e la lotta tra apparenza e realtà hanno conquistato il pubblico, regalando un’esperienza teatrale che si spinge oltre la superficie e tocca le corde più profonde dell’animo umano. (Leonardo Lauriana)

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