
Il 6 agosto 2025 il Cipess ha dato il via libera definitivo al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, innescando una delle giornate più controverse degli ultimi anni per la politica italiana. Le sedute si sono svolte in un clima elettrico: applausi tra i ministri della maggioranza subito dopo il voto ma, nello stesso istante, le opposizioni hanno lasciato platealmente la sala, denunciando “l’ennesima scelta imposta senza reale confronto pubblico”.
Ecco cosa prevede l’approvazione del Cipess:
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Progetto definitivo: il Cipess ha promosso una versione aggiornata del progetto, comprensiva di tutte le opere e i servizi correlati (oltre 40 km di raccordi stradali e ferroviari).
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Partenza dei lavori: con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e dopo la registrazione della Corte dei Conti, partiranno le opere preparatorie: bonifiche, espropri, studi archeologici e geologici. È prevista la dichiarazione di pubblica utilità, che consente di avviare gli espropri delle aree necessarie.
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Contratti attivati: rinnovati i contratti tra la società concessionaria “Stretto di Messina” e il consorzio Eurolink (guidato da Webuild), oltre ad accordi con diversi fornitori strategici per il project management, il monitoraggio ambientale e la gestione delle coperture assicurative
La premier Giorgia Meloni, subito dopo l’annuncio, ha sottolineato la “portata storica” dell’opera definendola “un simbolo di riscatto nazionale e una promessa mantenuta”, parlando di investimenti certi e garanzie per il Sud Italia. Ma la replica non si è fatta attendere: le opposizioni hanno bollato la decisione come una manovra “d’effetto elettoralistico”, ricordando gli impatti ambientali ancora non completamente valutati e i futuri contenziosi che rischiano di bloccare l’opera.
Non meno vibrante la pattuglia ambientalista che, riunitasi all’esterno del palazzo durante la riunione del Cipess, ha dato vita a una manifestazione con striscioni e cori contro “un’infrastruttura che mette a rischio la fauna dello Stretto e il patrimonio naturale di Sicilia e Calabria”. Nel tardo pomeriggio Legambiente e WWF hanno annunciato immediato ricorso ai tribunali amministrativi e una segnalazione urgente a Bruxelles, sottolineando come “la fretta non può giustificare la mancata tutela delle nostre risorse paesaggistiche”.
Le tensioni si sono riflettute anche sul piano locale. A Reggio Calabria le associazioni dei pendolari e i piccoli operatori portuali si sono detti “esclusi da qualsiasi tavolo di confronto”, sottolineando il rischio di “devastazione del tessuto economico già fragile” di intere comunità costiere.
Il Ponte sullo Stretto diventa quindi non solo un’infrastruttura, ma il fulcro di una profonda frattura politica e civile, che vede da una parte il governo celebrare la “svolta storica” e dall’altra una vasta galassia di contrari, pronta a rendere la partita ancora lunga nei tribunali e nelle piazze.