
In commissione Bilancio, il ministro Giorgetti ha annunciato un parziale definanziamento delle risorse per il Ponte sullo Stretto di Messina, destinandole alla copertura di Industria 4.0, con un incremento previsto di oltre 3 miliardi nella manovra. Il senatore Pd Antonio Nicita, vicepresidente del gruppo in Senato, ha criticato l’operazione e proposto un emendamento per ridistribuire i fondi anche a Sicilia e Calabria, penalizzate da precedenti tagli ai fondi Fsc, in attesa di risolvere le criticità segnalate dalla Corte dei Conti. L’ad di Stretto di Messina Pietro Ciucci ha smentito ogni definanziamento, chiarendo che si tratta di un adeguamento temporale della copertura finanziaria al nuovo cronoprogramma, bloccato dalla mancata registrazione della delibera Cipess da parte della Corte.
Il Pd insiste sul definanziamento per dare priorità ad altre emergenze meridionali, mentre Italia Viva e M5s ironizzano sul ritardo del governo nel gestire i costi delle opere pubbliche.
Ciucci, supportato dal Ministero delle Infrastrutture, rassicura che i fondi restano vincolati al progetto, privo di tagli reali. “Non c’è alcun definanziamento del ponte sullo Stretto di Messina, come ha confermato il ministero delle Infrastrutture. – ha dichiarato Ciucci – Si tratta di un dovuto adeguamento e allineamento temporale della copertura finanziaria al nuovo cronoprogramma realizzativo, conseguente alla mancata registrazione da parte della Corte dei conti della delibera Cipess di approvazione del progetto definitivo”.
La questione si lega ai rilievi della Corte dei Conti del ottobre 2025, che hanno sospeso l’avvio del cantiere per dubbi su costi, appalti e norme ambientali.
L’emendamento del Pd, presentato dal senatore Antonio Nicita in commissione Bilancio, prevede nel dettaglio che le risorse debbano essere riassegnate specificamente a favore di Sicilia e Calabria, cui sono stati sottratti circa 1,6 miliardi di fondi Fsc per infrastrutture locali come autostrada Siracusa-Gela, opere ferroviarie siciliane, case della comunità e ospedali di comunità. L’intervento si lega a una riprogrammazione governativa da circa 3,5 miliardi, annunciata dal ministro Giorgetti e dal relatore di Fratelli d’Italia Guido Liris, per coprire gap come Industria 4.0 a partire dal 2026.
Il Ponte, con circa 13,5 miliardi già stanziati, incontra ostacoli burocratici persistenti nonostante le rassicurazioni governative. La manovra 2026 riprogramma risorse inutilizzate per coprire buchi di bilancio, alimentando il dibattito su priorità infrastrutturali al Sud. Ulteriori sviluppi dipendono dalla decisione finale della Corte dei Conti.








